Ripartire in ritardo Berna cambi marcia

Il presidente dei Commercianti chiede allentamenti alle misure di contenimento dell’epidemia.

Ci siamo ritrovati, sotto Pasqua, con i turisti che mangiavano pizza dai cartoni seduti sui marciapiedi o a bordo strada, con bar e ristoranti chiusi in ossequio alle restrizioni federali. Si poteva fare di più e meglio. Le terrazze andavano riaperte prima anche per una questione di tracciamento degli ospiti, distanze e decoro».

Nacaroglu, da metà settembre presidente della Società Commercianti di Lugano inizia da qui.

«E’ stato un inizio d’anno molto difficile, anche perché per forza di cose non si è potuto ragionare sul lungo periodo – conferma Nacaroglu – Una piccola luce in fondo al tunnel la si è vista da marzo, quando sono ripartiti i negozi. La riapertura dal 19 aprile delle terrazze di bar e ristoranti se non altro ha riportato entusiasmo».

Inevitabile toccare l’argomento degli aiuti alle attività in difficoltà. Argomento che ha tenuto banco non solo in Ticino, ma un po’ in tutti i Cantoni.

«Ci sono purtroppo casi in cui è evidente una disparità di trattamento rispetto alla reale situazione di difficoltà che si è palesata nel corso dei mesi . Oggi ci troviamo a dover fare i conti con situazioni paradossali».

Faccia un esempio.

RIPARTIRE IN RITARDO BERNA CAMBI MARCIA«Cito i fornitori della filiera della ristorazioni. Non avendo avuto provvedimenti di chiusura, oggi si ritrovano senza aiuti, se non sono riusciti a dimostrare di aver subito un danno economico importantissimo.

Il 40% – soglia entro la quale si può accedere agli aiuti – è una percentuale troppo elevata. Per i cosiddetti casi di rigore “non agevolati”, gli aiuti vanno ripensati. Queste disparità vanno sanate, anche per riacquistare fiducia nelle istituzioni».

A Lugano in queste settimane ha tenuto banco anche un argomento di stretta attualità, quello degli assembramenti di giovani alla Foce (oggetto anche di tensioni con le forze di polizia) o in alcune zone del centro. Dibattito e immagini che hanno valicato i confini cantonali.

«Su questo punto, la mia è una posizione molto critica. Alla base c’è un problema di fondo da analizzare in tutti i suoi dettagli e cioè che i giovani a Lugano non hanno uno spazio a loro dedicato.

Dopo mesi come quelli vissuti anche dal nostro cantone, è quasi scontato che alla prima occasione un giovane abbia deciso di uscire di casa per ritagliarsi un po’ di libertà. C’è un problema di mancanza di spazi idonei e programmazione che è esploso con la pandemia. C’è un’assenza di spazi culturali e aggregazione che ha portato poi alle situazioni che si sono verificate nelle ultime settimane. É purtroppo poi sono nate anche situazioni problematiche. Ma ripeto, oggi a Lugano un giovane di vent’anni ha ben poche soluzioni quanto a divertimento e tempo libero. Un tema da inserire nell’agenda politica».